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Francesco Tesauro e la gerontocrazia tributaria.

Ho riaperto il mio manuale universitario di Istituzioni di Diritto Tributario del prof. Francesco Tesauro, UTET Unione Tipografico-Editrice Torinese, prima edizione 1987.

Pagine ormai ingiallite ma vive e pulsanti; prosa asciutta, diretta e tagliente, che risuona come oracolo vivente per gli studenti di allora e di sempre:
“…il presidente della commissione (di tutta la commissione) è un magistrato o un intendente di finanza a riposo (chi non ha più l’età per amministrare continua ad averla per giudicare).”
Ed ancora “…le commissioni tributarie sono considerate <cimitero degli elefanti>: per essere nominati membri, occorre non aver superato il settantaduesimo anno di età (ma sono messi a riposo quando compiono 75 anni).”

Sono gli stessi che in tempo di emergenza pandemica hanno ostacolato, con provvedimenti autoreferenziali, l’utilizzo delle nuove tecnologie video.

Sono gli stessi che hanno emesso sentenze senza neanche aprire la documentazione allegata telematicamente, assumendo “il file non si legge… il file non si apre…”, foss’anche si trattasse del certificato di morte del contribuente.

Sono quelli che pretenderebbero di imporci il cartolare coatto a vita o che vorrebbero scrivere ancora le sentenze a penna.

Il disegno di legge 2636/2022 modifica gli articoli 7 ed 11 del 545/92.
I componenti le commissioni tributarie non potranno essere immessi in servizio oltre il sessantasettesimo anno di età; e finalmente cesseranno dall’incarico al compimento del settantesimo anno, come qualsiasi altro magistrato della repubblica.

Riuscite anche voi a scorgere il fantastico sorriso sardonico del Maestro?

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Il padrone di casa.

Non v’è norma del 546 più disapplicata dell’art.31, nella parte in cui impone alle segreterie di comunicare la data dell’udienza di trattazione “alle parti costituite”. 

Un collega mi raccontava che nel telematico gli è apparsa in più occasioni la pec di comunicazione ad ADER, chiamata in giudizio ma non costituita. Avendo chiesto spiegazioni in segreteria, gli era stato risposto che si era trattato di un errore e la pec era stata incredibilmente espunta.

Le pec in realtà sono una leggerezza; le telefonate tra segretari e team legale, che spesso hanno lavorato negli stessi uffici, ci sono sempre state. Tra colleghi ci si da una mano. Poco importa chi chiama chi: qualcuno, in buona fede, crede trattarsi di un dovere d’ufficio… 

Un’altra collega mi raccontava che mentre attendeva l’avvio della propria udienza, un componente il collegio (un pm, manco a dirsi…) aveva ripreso il funzionario dell’Agenzia presente in aula per non essersi ancora costituito in un diverso giudizio, in prossima trattazione. 

Se il contribuente non si costituisce tempestivamente, manco a dirlo, non lo avvisa nessuno. 

A guardare il testo della riforma, il collegamento funzionale tra Agenzia e uffici di segreteria delle Commissioni tributarie non sembra per nulla scalfito, anzi addirittura rafforzato.

Manca ancora tanto, per raggiungere una sostanziale parità processuale. 


Pubblicato su Linkedin il 02.06.2022